Archivio mensile: marzo 2020

Tutti a casa! Genitori e figli h24!

Sono tanti i cambiamenti che questo periodo di emergenza e di quarantena sta generando a diversi livelli. Un’attenzione particolare deve essere posta alla genitorialità. Come la quarantena influisce sul modo in cui i genitori si prendono cura ed educano i bambini? Quanto influisce sui bambini e come i genitori possono sostenere le difficoltà che incontreranno e in che modo possono dare un contributo nella gestione di questo periodo con i propri figli?

Partiamo innanzitutto col definire che cosa si intende con il termine “Genitorialità” per poi inquadrarla all’interno del periodo che stiamo vivendo.

Il concetto di genitorialità presuppone non solo l’arrivo di un figlio dal punto di vista biologico ma include tutti quei significati che due persone danno al diventare genitori.

Diventare genitori comporta già dall’inizio della gravidanza l’assunzione di un nuovo ruolo per i membri della coppia. L’assunzione del ruolo genitoriale comporta grandi cambiamenti dal punto di vista psicologico e relazionale che, saranno presenti ed in continua evoluzione lungo tutto il resto del ciclo vitale degli individui coinvolti che si trovano a dover svolgere una nuova funzione, compiere scelte, elaborare decisioni, individuare obiettivi assumendo un’ottica comune.

La genitorialità è, quindi, un processo dinamico rappresentato dalla nascita non solo di un figlio, ma di una nuova relazione, in perenne trasformazione, in linea con lo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale dei bambini.

Questo periodo ci pone di fronte ad una grande sfida, quella di sostenere la genitorialità che sta vivendo una trasformazione, una ridefinizione nei tempi e nelle modalità di prendersi cura dei bambini. Come possiamo far in modo che questa ridefinizione sia funzionale?

La quarantena porta le famiglie a stare in perenne contatto, i genitori si trovano a dover ridefinire la propria quotidianità come individuo e come coppia, dall’altra si trovano a dover gestire le difficoltà che incontrano i bambini. Le scuole sono chiuse, questo comporta per i bambini un isolamento dai propri coetanei ed amici, dal proprio ambiente scolastico, da alcune figure di riferimento come i nonni. I bambini e ragazzi devono organizzarsi con le lezioni online e con i compiti ed i genitori sono chiamati, ora più di prima a sostenere questo processo.

Nel mio lavoro tendo sempre a dirigere l’attenzione, una volta conosciuto ciò che crea disequilibrio, verso le risorse che albergano in ognuno di noi e che possiamo cogliere in ogni situazione che siamo chiamati ad affrontare.

Come si può cogliere l’opportunità di crescita in tutto questo? Innanzitutto accogliendo e riconoscendo le difficoltà, partendo da ognuno di noi. Diamo voce prima di tutto alla sfera individuale. Prendendoci cura della sfera personale potremo essere funzionali nella relazione con l’Altro e potremo essere in grado di sostenere e proporre chiavi di lettura ai bambini.

E’ importante che la persona possa trovare un modo quanto più affine al proprio modo di vivere per organizzare il proprio tempo in casa, ascoltando le proprie emozioni, i propri interessi. E’ essenziale che ognuno si prenda del tempo per valorizzare la propria individualità. Se prima era naturale passare del tempo lontani, ad esempio lavorando fuori casa, facendo sport ecc, ora è importante che ognuno si prenda uno spazio personale in relazione ai propri bisogni e ai bisogni degli altri. Questa è una risorsa che ognuno potrà poi portarsi con sé. Imparare a riconoscere e comunicare i propri bisogni è essenziale all’interno della coppia ed è essenziale anche per la coppia genitoriale che si trova a perseguire un obiettivo condiviso e se viene fatto con la maggiore serenità possibile è molto meglio.

Quindi la parola d’ordine è comunicazione. Comunicazione tra i partner e comunicazione con i bambini e ragazzi. Comunichiamo sia le emozioni positive che quelle negative e poi proviamo ad accogliere quelle che i bambini ci esprimeranno. Questo aiuterà a distendere le tensioni, migliorerà le relazioni, predisporrà i bambini all’acquisizione di competenze relazionali e faciliterà la predisposizione di nuove routine e l’organizzazione del quotidiano.

In questa fase è importantissimo per tutti i membri della famiglia l’organizzazione e la riconfigurazione dei ritmi che normalmente erano scanditi da attività e impegni.

E’ essenziale costruire una routine e fare in modo che anche i più piccoli la rispettino.

Ad esempio dedicare del tempo per le attività scolastiche e se possibile, stabilire anche un ambiente preciso in casa in cui il bambino può dedicarsi tranquillamente ai compiti, così come gli adulti stabiliranno l’ambiente dedicato al proprio lavoro. Questo creerà le condizioni per far sì che il bambino identifichi il momento della giornata e il luogo per mantenere una continuità con la scuola e con l’apprendimento.

Il tempo a disposizione potrà facilitare poi le attività condivise in famiglia, dando spazio alla creatività ed in questo potremo farci aiutare da loro. Non dimentichiamoci che anche i più piccoli hanno bisogno, in relazione all’età, di momenti in cui coltivare la propria individualità, possiamo quindi lasciare spazio alla loro fantasia, non preoccupandoci di dover riempire tutti i loro tempi ma sostenendo anche l’autonomia.

Questi momenti di ridefinizione della quotidianità rappresentano una difficoltà ma anche una potenzialità. Ascolto dei propri bisogni, comunicazione, sostegno ai più piccoli possono rappresentare delle competenze relazionali che arricchiranno la storia familiare e faciliteranno lo sviluppo.

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Oltre il suono delle parole



<<È davvero tremendo sentirsi tagliati fuori dal mondo, dalle sue parole e, dunque, dai suoi concetti, dato che questi, generalmente, si esprimono proprio con le parole. La gente parla, parla, e tu non capisci, non solo i singoli vocaboli ma frasi intere. Ti devi aggrappare alle loro labbra, e siccome neanche quelle bastano, per come corrono veloci, ti affidi a tutto ciò ti possa essere d’aiuto: alle smorfie, al gesticolare, alle teste che annuiscono, ai menti che si ritraggono, alle sopracciglia che si inarcano. Devi capire tutto senza capire niente. È come voler comprendere l’oggetto di un quadro ostinandosi a fissare la sua cornice. E i tuoi occhi, che diventano orecchie, si spalancano, e le tue pupille ricordano quelle di un visionario. Non esiste rilassamento, esiste solo una perenne tensione lacerante, uno spremere i globi oculari per ritrovarsi con pochi elementi in mano chiamando a rapporto tutte le rimanenti facoltà del cervello per osservare, dedurre, arrivare al medesimo punto – la comprensione – inoltrandosi per una strada tutta diversa. […] Il brutto della sordità è che taglia fuori dalla vita in un modo così netto ed umiliante che, appena te ne accorgi, sei tu stesso a non voler essere un peso per chi ti è vicino […]. Quel senso di impotenza, di volere e non potere, è alla lunga, per chi la vita la adora, dilaniante […]. Adeguarsi al mondo circostante per la paura […] di essere escluso comporta un mutamento della propria personalità, uno svilimento di questa, un degrado talvolta penoso verso il non-essere-umano>> (Daniele Regolo).

La comprensione, è uno dei bisogni fondamentali dell’essere umano che permette di stabilire un contatto, una relazione con l’altro. La sordità crea una barriera all’ascolto e alla comprensione ostacolando così le relazioni.

Le persone sperimentano vissuti di profondo isolamento, di paura, fino ad arrivare al non sentirsi umani. Non rimane che adeguarsi ad un mondo, sforzandosi di osservare, captare ogni singolo stimolo labiale o gestuale per conservare quella comprensione che permette di rimanere in relazione con l’altro.

Ma davvero l’ascolto e la relazione sono riconducibili solamente ad un’attenzione veiocolata all’uso dell’udito e del parlato o una possibilità di relazionarsi attraverso altri canali comunicativi esiste?

<<L’ascolto.. […] È una cosa che accade quanto ti prendi il tempo per guardarti attorno, per restartene immobile la sera, per meravigliarti della mattina. Ascoltare significa essere cosciente, osservare, attendere con pazienza il successivo segnale di comunicazione. E ancora, come chiunque abbia difficoltà di parola o udito può spiegare, ascoltare non sempre si riferisce a una comunicazione uditiva. Allora come possiamo definire l’“ascoltare” perché possa includere tutti gli eventi che si verificano quando una persona sorda o con un deficit uditivo parla con un amico, passeggia da sola su una spiaggia, occupa il suo posto nel mondo in un qualsiasi giorno specifico? Le orecchie di una persona così non colgono molte cose. Ma quella meraviglia che è il corpo umano sembra voler volare al di là di questo vuoto. Quando tutta l’energia sonora della Terra è ricevuta come un sussurro, o forse non la si riceve per niente, altri sensi si affinano e afferrano gli indizi di comunicazione che abbiamo dimenticato, nella fretta di vivere. Ascoltare diviene un atto visuale, tattile, intuitivo. Ascoltare… forse… è solo una mente consapevole…>>

Ascolto significa osservare, sentire, toccare, intuire, significa esserci.

Un ascolto così coglie l’unicità, è fatto di un contatto profondo che supera le barriere ed accoglie l’essenza di ognuno di noi, ed ecco che una nuova strada che non si fa limite ma potenzialità si apre e rende possibile andare oltre il suono delle parole.

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Testimonianze da“Così ascoltano i sordi. Riflessioni attorno ad alcune testimonianze autobiografiche dei non udenti” in Scienze e Ricerche.