I legami che creano. L’evoluzione del gioco nei bambini.

Giocare è una delle attività più importanti per lo sviluppo dei bambini. Attraverso di esso esplorano e conoscono il mondo e crescono. Non è qualcosa che riempie dei vuoti tra un’attività e l’altra, ma è l’attività per eccellenza che loro utilizzano per scoprire tutto ciò che li circonda.

Il gioco del bambino si evolve nel corso del tempo e Mildren Parten (1932), osservando le interazioni ludiche dei bambini all’asilo nido, ha elaborato una classificazione dei diversi tipi di gioco che si susseguono durante lo sviluppo psicofisico.

  • Gioco libero: situazione in cui il bambino non è impegnato secondo l’idea comune di gioco e può stare fermo in un posto, guardarsi attorno, o fare dei movimenti a caso che non sembrano avere uno scopo ben preciso.

  • Gioco solitario: situazione in cui il bambino gioca da solo e indipendentemente dagli altri.

  • Gioco da spettatore: gioco in cui il bambino guarda gli altri giocare.

  • Gioco parallelo: situazione in cui il bambino gioca separato dagli altri ma con giochi uguali a quelli degli altri o in un modo che mima il loro gioco.

  • Gioco associativo: implica un’interazione sociale con nessuna o poca organizzazione.

  • Gioco cooperativo: implica un’interazione sociale strutturata tra individui con un senso di identità di gruppo e un’attività organizzata.

Questa classificazione può essere ampliata andando a considerare, oltre che lo sviluppo sociale del bambino, anche lo sviluppo cognitivo. In quest’ottica possiamo considerare come il gioco vada di pari passo con le fasi dello sviluppo cognitivo. Inizialmente si può osservare un gioco sensomotorio che ha la funzione, grazie all’utilizzo dei sensi e dei movimenti, di esplorazione e conoscenza dell’ambiente circostante. Dopodichè, intorno agli 8-9 mesi fino ai 2 anni, il gioco assume una connotazione simbolica. E’ il gioco di finzione attraverso il quale il bambino trasforma l’ambiente fisico in qualcosa di simbolico. Questa fase coincide con lo sviluppo linguistico e quindi l’emergenza del pensiero il bambino è in grado di “far finta che..”. Emerge poi il gioco definito sociale, in cui rientra la classificazione della Parten, che prevede un’interazione sempre crescente coi i pari.

Ogni gioco ha funzioni specifiche: «Il gioco di finzione è importantissimo perché permette, soprattutto ai bambini più piccoli, di rielaborare le emozioni che vivono nel quotidiano. In pratica, attraverso una rappresentazione, rimettono in gioco tutto ciò che hanno vissuto, sia per renderlo più chiaro sia per poterlo elaborare. È un’attività che non va ostacolata, né diretta: va solo assecondata.
A volte, le loro messinscene possono anche turbarci, ad esempio, qualche volta possono far finta di essere la maestra che sgrida i bambolotti o i pupazzi. Questo non deve allarmare i genitori, che devono ricordarsi che i bambini stanno solo utilizzando uno strumento che li aiuta a rivivere e comprendere meglio quello che è successo.
Il gioco di finzione, tendenzialmente, si fa da soli, ma possono esserci da parte del bambino delle richieste di interazione con altri coetanei oppure con i genitori. Mamme e papà si devono lasciar coinvolgere, ma assecondando i loro figli, senza intervenire e gestire il gioco.

Molto importanti sono anche i giochi “fisici” attraverso i quali i bambini liberano l’aggressività. Durante le ore che i bambini stanno all’asilo, fanno attività molto belle ma non sono liberi di muoversi ed i giochi sono diretti dagli adulti, è quindi molto importante che i bambini abbiano a disposizione un po’ di tempo per liberare le loro energie, correndo, acchiappandosi. Sono giochi che ai genitori possono sembrare confusionari, o spaventarli, come ad esempio la lotta. «Ma in queste attività, invece, i bambini sanno autoregolarsi: se qualcosa non funziona, si fermano. È un modo protetto e adeguato di tirare fuori l’aggressività. Dunque, salvo i casi in cui sia strettamente necessario, è bene che i grandi facciano un passo indietro e lascino giocare i bambini liberamente.

Qual’è il ruolo dei genitori?

Giocare insieme ai bambini è bellissimo e non c’è una regola fissa su come si deve fare.  Giocare insieme è un’attività che rafforza i legami. Bisogna comunque intervallare i momenti in cui si gioca con il bambino ad altri in cui lo si lascia giocare in autonomia. E questo tempo, man mano che il bimbo cresce, dovrà aumentare. Non sarà sempre facile, ma è un passaggio importante per imparare anche a stare da solo.

Un’altra accortezza è quella di dare la possibilità ai propri figli di giocare con altri bambini. Non lo si può pretendere quando sono molto piccoli, ma comunque far stare i propri piccoli con altri bambini al di fuori del contesto scolastico o di corsi post-scuola è importante. E non è necessario che siano coetanei. Sarà un modo per abituarli a stare in situazioni libere, non strutturate, con altre persone e bambini da cui impareranno molto, soprattutto se i genitori avranno l’accortezza e la possibilità di non intervenire sempre per sedare le loro liti o momenti di tensione.

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I giochi dei bambini non sono giochi, e bisogna considerarli come le loro azioni più serie. (Michel De Montaigne)

I legami che creano. L’evoluzione del gioco nei bambini.ultima modifica: 2020-01-02T11:13:01+01:00da saraanderlini
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